Tempo e Musica ai tempi del coronavirus
Brevi riflessioni per continuare a parlare di Musica
Tempo e studio
di Carolina Carpentieri
È tempo di parlare di tempo? Tempo dello studio vale a dire quello che un musicista dedica al repertorio.
Un tempo enorme, quotidiano, difficilmente calcolabile. Un tempo al quale pone termine solamente il cessare della vita professionale o meglio dire della vita.
Una vita passata a calibrare un peso, a controllare millimetricamente la posizione di un dito su un tasto, su una corda, su una chiave, a ricercare l’equilibrio di un fraseggio, la cantabilità di una melodia. Un tempo dilatato dall’impossibilità di raggiungere la perfezione, un inseguire costantemente l’irraggiungibile, un perenne costruire sulla sabbia. Alcuni mestieri portano in sé un’identità temporale ampia – come lo scultore, il liutaio, il pittore – ma alla fine della giornata consegnano un pezzo di materia trasformato e tangibile. Il musicista no! Noi lavoriamo con l’immateriale, l’opinabile, il soggettivo. Noi consumiamo giorni, mesi, anni, decenni.
Motivazione
È un tempo che non trova corresponsione monetaria, non è capitalizzabile se non con la passione e con l’inevitabile follia di voler costruire l’armonia e raggiungere il Bello.
Quali sono le tue riflessioni su questo tema? Se vuoi condividerle, contattaci. Ci farà piacere accoglierti in SCISAR.