Strumenti musicali nell’arte
Gli strumenti musicali e gli spartiti nelle opere di Caravaggio
di Carolina Carpentieri
Michelangelo Merisi, meglio noto come il Caravaggio, ha dipinto due dei quadri “musicali” più famosi al mondo. Il primo, Concerto – olio su tela del 1597, conservato al Metropolitan Museum of Art di New York, conosciuto anche come I Musici, è certamente il più noto e ritrae un gruppo di giovani intenti a provare con i loro strumenti. Il sottile e ambiguo erotismo che si respira è tipico dei quadri di Caravaggio ed è altresì la sua personale visione della musica. Il giovane con il corno in mano rappresenta il Caravaggio stesso, e testimonia il fatto che l’artista, sembra si dilettasse, di tanto in tanto, a prendere parte a esibizioni musicali.
L’altro dipinto, Amor Vincit Omnia – olio su tela del 1602/03, Gemäldegalerie dello Staatliche Museen di Berlino – fu commissionato dal marchese Giustiniani per rappresentare la vittoria dell’amore terreno. Il dipinto, infatti, raffigura il trionfo dell’Amore con ai piedi tutti i simboli delle passioni terrene (un’armatura, uno spartito, degli strumenti musicali), che rappresentano anche le doti del marchese.
Caravaggio, come Bosch, ma due secoli più tardi, sarà anche lui attento al particolare dello spartito, proponendolo in modo chiaro nel Riposo durante la fuga in Egitto, del 1595- olio su tela, Galleria Doria-Pamphili, Roma. Infatti, nello spartito tenuto in mano da Giuseppe durante l’esecuzione dell’angelo con violino e archetto, è stata identificata la partitura di una melodia del compositore fiammingo Noel Bauldewijn, basata sul testo del Cantico dei Cantici e intitolato “Quam pulchra es“.
La precisione nel genio lombardo nasce dalla grande considerazione che aveva della musica, ritenendola una componente essenziale del nutrimento dell’uomo e una musa delle sue opere. Nella versione del Suonatore di liuto – olio su tela del 1595 –, custodita al Metropolitan Museum di New York: il musicista è intento a deliziarsi con il liuto, ed è attorniato da altri strumenti e da un verginale che riproduce la partitura di un madrigale di Francesco de Layolle, intitolato “Lassare il velo”.
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